Gesuiti
Jesuit Social Network
Rete delle attività sociali promosse dalla Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti

La nostra storia

JSN Chi siamo La nostra storia

Spiritualità ignaziana

Il JSN è costituito da associazioni, cooperative, fondazioni, centri studi, gruppi informali che ne condividono le finalità e le modalità: il radicamento evangelico, la continuità con l’esperienza della Compagnia, la centralità della persona, una pedagogia basata sulla relazione che intende l’altro non solo come contenitore di beni e servizi, improntata all’autopromozione e alla reciprocità, e la sfida rappresentata dal cambiamento.

Fondato nel 2004, il JSN-Italia, raccoglie una sfida importante: dare maggior peso all’impegno di far ascoltare la voce di coloro con cui camminano le associazioni, i centri di formazione e di ascolto, i gruppi e le cooperative aderenti.

L’interazione fra questi due ambiti, quello culturale e della ricerca e quello del lavoro diretto con le persone, consente una vitalità e una ricchezza che alimenta percorsi e soluzioni nuove in contesti sempre più complessi e di frontiera.

La sfida del “cambiamento”

La sfida del “cambiamento”Un agire in favore dei soggetti poveri ed emarginati che faccia riferimento alla tradizione spirituale e pedagogica ignaziana si concepisce e orienta in prospettiva educativa, cioè favorendo nella persona accolta la riappropriazione della sua dignità e del suo valore, della sua autonomia e della sua responsabilità e promuovendo una rinnovata progettazione. Tutto ciò può essere affermato e perseguito nella misura in cui coloro che la affiancano non solo accettano di lasciarsi interpellare dalla sua condizione e decidono di entrare in relazione con lei, ma soprattutto si rendono disponibili al cambiamento a partire da questa relazione.

La relazione con i poveri

Affiancare il povero richiede a chi entra in relazione con lui la disponibilità a mettere in discussione il proprio modo abituale di guardare se stessi e gli altri, proprio a partire dalla condizione di ingiustizia e di sofferenza dell’altro che si ha di fronte. La relazione con il povero, infatti, non mette a contatto soltanto con il suo disagio e la sua sofferenza, ma pure con i disagi e le sofferenze personali di coloro che si pongono a suo servizio, scoprendosi non tanto diversi dal povero a cui ci si rivolge, ma scossi dalle stesse paure esistenziali fondamentali.

Di conseguenza, è solamente nella misura in cui chi offre l’aiuto si rende disponibile a farsi carico dei suoi disagi personali e delle sue paure, che potrà aiutare la persona povera ed emarginata a farsi carico delle proprie ferite e sofferenze e aiutarla a riprogettare la propria esistenza non in lotta con se stessa, ma nella riconciliazione con la propria storia.

Percorsi formativi al cambiamento

Questa relazione vitale richiede a chi offre l’aiuto la disponibilità al cambiamento, sostenuto e monitorato anche da qualificati percorsi formativi (non solo teorici o tecnici) che sappiano aiutare a porsi correttamente nei confronti della persona che concretamente accoglie e serve. L’impegno per la liberazione e la promozione del povero comporta però anche l’impegno per il cambiamento delle mentalità dominanti e dell’organizzazione sociale.

L’incontro con la persona povera, infatti, sollecita a individuare e denunciare le cause molteplici che producono, nelle nostre società, esclusione ed emarginazione. In positivo, contro ogni tendenza culturale e sociale alla deresponsabilizzazione nei confronti dei più bisognosi, la solidarietà con i poveri suscita l’impegno a favorire relazioni sociali improntate all’accoglienza e alla promozione della loro dignità.

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