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Rete delle attività sociali promosse dalla Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
JSN Cultura e Formazione VERSO UN SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE IN TRENTINO

VERSO UN SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE IN TRENTINO

Servizio Civile Universale

A Villa S.Ignazio cento organizzazioni locali hanno lanciato la campagna

Molti responsabili di enti del terzo settore trentino, in rappresentanza di un centinaio tra cooperative sociali, associazioni culturali, ambientali ed enti di formazione, si sono dati appuntamento giovedì sera a Villa S. Ignazio per promuovere la Campagna per il Servizio Civile Universale (per il Manifesto e l’elenco degli Enti Promotori clicca qui) ideata dal mensile del non-profit italiano Vita e lanciata in Trentino nel 40° della promulgazione della legge sull’obiezione di coscienza e del servizio civile.
Riccardo Baldi presidente della cooperativa Villa S.Ignazio, dando il benvenuto ai presenti ricorda che “in questa casa quarant’anni fa sono arrivati i primi ragazzi obiettori di coscienza del Trentino, grazie all’intuizione dei padri Gesuiti, e noi oggi sentiamo il dovere di rilanciare questa straordinaria esperienza di servizio mettendoci in rete, riprendendoci l’iniziativa come associazionismo per ideare insieme nuove opportunità a servizio della comunità trentina”. Per questo “dobbiamo sempre più avere organizzazioni consapevoli – ha spiegato Paolo Truzzi commentando i percorsi di formazione al volontariato che si svolgono nella casa delle laste – ma anche confermare che le attività di impegno sociale spingono alla presa di responsabilità ed autonomia per sè e per gli altri”.

L’intervento principale della serata è stato di Riccardo Bonacina, direttore del mensile Vita e ideatore della campagna. Una visione preoccupante ma molto realistica la sua: “la storia di 40 anni di Obiezione di Coscienza e di Servizio Civile è ormai finita perchè con il prossimo bando partiranno solo 16.701 ragazzi, un numero francamente ridicolo a fronte di una domanda da parte dei giovani che non è mai diminuita in tutti questi anni. I giovani tra i 18 e i 28 anni sono 9 milioni, e più del 30% di loro non studia e non lavora” ha detto, aggiungendo che quella dell’alternativa alla leva militare è “una storia emblematica, che ci interroga: che fare per dare ai nostri ragazzi e ragazze la possibilità di spendersi per gli altri? Bisogna trovare nuove forme di impegno. Il welfare non è più solamente erogazione di servizi come logica ridistribuiva, bisogna inventare nuove metodologie: questo compito è possibile solamente a chi è consapevole che la gratuità è il motore centrale dell’impegno a favore della comunità”.

Il dibattito moderato da Dario Fortin aveva lo scopo di aprire a proposte innovative e “universali” per il futuro “senza abbatterci per la situazione di crisi ma essendo adulti che – ha detto il ricercatore universitario – sanno chiedere di più ai giovani ed essendo anche fiduciosi della forza della creatività e della collaborazione tra enti privati e le istituzioni pubbliche” . Un primo esempio innovativo di servizio alla comunità è stato presentato da Silvano Deavi, vicepresidente di ConSolida: si tratta della cosiddetta “leva civile” che propone un impegno volontario a tutti i censiti che compiono 18 anni: “ad oggi sono 19 i comuni coinvolti in Trentino, recentemente ha aderito anche Trento e ci aspettiamo quindi un grande incremento di partecipazione, è un servizio volontario sperimentale ma praticamente a costo zero: solo 10 euro per ogni ragazzo”. La mancanza di  risorse è solamente una delle tante questioni collegate al Servizio Civile, altra è quella del ritorno all’obbligatorietà, una proposta comparsa più volte nel corso della serata. Ne ha parlato anche Paolo Cavagnoli, presidente dell’ APPM per i minori, ricordando come “il rifiuto del Servizio Militare ha smosso una risorsa umana incredibile, pensiamo a quanti oggi, partendo da quell’esperienza hanno trovato lavoro e si sono specializzati, sono diventati educatori ed operatori sociali”. Ma non sono forse soltanto i 433 euro mensili del Servizio Civile ciò di cui hanno bisogno oggi i giovani: “bisogna uscire dalla logica economica: la vera risorsa sono le persone, il loro protagonismo diretto” afferma Roberto Cuni, presidente dell’associazione La Panchina per persone con problemi psichiatrici. “Ma negli ultimi anni l’amministrazione provinciale non ha favorito il protagonismo dei ragazzi e degli enti in servizio civile: la Provincia infatti non può essere in questo campo regista ed attore protagonista al tempo stesso, dunque qualcosa va migliorato” commenta Pompeo Viganò, vicepresidente della Fondazione S. Ignazio, mentre per Mauro Tommasini, coordinatore della cooperativa La Rete per le famiglie con disabilità “bisogna trovare assieme una formula grazie alla quale il terzo settore si possa riappropriare della propria forza e creatività grazie anche al Servizio Civile Universale, l’idea potrebbe essere quella di una Fondazione a partecipazione territoriale pubblico-privata che promuova forme di impegno sull’esperienza del Servizio Civile”. Di simile avviso la presidente del CNCA regionale Attilia Franchi che aggiunge dal versante delle comunità di accoglienza: “se vogliamo diventare interlocutori con la politica su queste questioni dobbiamo sempre coinvolgere i diretti interessati: i ragazzi che hanno già svolto il Servizio Civile in questi anni”. Mentre la presidente di TrentinoSolidale Francesca Ferrari intravvede nelle attività di distribuzione di viveri “notevoli potenzialità nella collaborazione tra generazioni diverse di volontari: giovani, adulti, pensionati”.

Riuscire, come adulti, ad offrire ai giovani nuove occasioni di impegno per la propria comunità è il nocciolo della questione e, secondo il consigliere provinciale Giorgio Lunelli, estensore della legge sulle politiche giovanili ed il servizio civile “la legge del 2007 è già vecchia e bisogna metterci mano tenendo conto anche delle problematiche emerse stasera da chi le vive direttamente con passione”. La questione si lega dunque anche alle strategie politiche delle singole comunità locali: “abbiamo riorientato le politiche giovanili del Comune di Trento da un’impostazione di svago e divertimento verso percorsi di autonomia e di responsabilità, per rendere più protagonisti i ragazzi” ha detto l’assessore comunale Lucia Maestri.
Ma si tratta soprattutto di ampliare la proposta di impegno civile per i giovani, perchè oggi è l’unico modo per “non lasciare cadere nel vuoto la domanda di 4 ragazzi su 5, che purtroppo ci troviamo a scartare a malincuore, perché i fondi sono quelli che sono” ha detto Elisa Nicolussi, presidente della Consulta Provinciale degli Enti in Servizio Civile.

“Se non abbiamo posto per tutti quelli che fanno domanda significa che stiamo bruciando capitale sociale, in un momento storico in cui per i giovani ci sono sempre meno possibilità” ha commentato il dirigente dell’Agenzia provinciale per la famiglia e le politiche giovanili Luciano Malfer, che rilancia “lavoriamo insieme per costruire un fondo pubblico-privato e portare a casa tutte le domande del prossimo bando per il Servizio Civile, magari con proposte diverse, la Provincia ha dimostrato il suo impegno su questo tema confermando per il Servizio Civile il budget dell’anno scorso”. Un impegno dimostrato anche dal presidente Alberto Pacher che giovedì non ha potuto intervenire a causa di un’influenza ma che ha personalmente condiviso il “Manifesto per il Servizio Civile Universale” proposto dagli enti, inviando un’email: “Ribadisco la mia piena adesione allo spirito di questa iniziativa, nella convinzione che il Servizio Civile sia una occasione davvero importante di crescita come persone e come cittadini consapevoli. L’ Amministrazione provinciale dal canto suo ha confermato, pur in un quadro di crescenti contrazioni delle risorse disponibili e quindi di severo contenimento delle spese, per il 2013 lo stesso budget stanziato nell’anno precedente. E’ in via di definizione, inoltre, uno schema di riorganizzazione interna finalizzato a rendere sempre più interconnesse le attività rivolte al Servizio Civile con le politiche giovanili nel loro insieme. Insomma, per noi il sostegno al Servizio Civile non è solo un adempimento amministrativo quanto   l’espressione della consapevolezza dell’importanza di questo istituto. Sono convinto – continua il presidente – che i nostri giovani siano in grado di dare molto, se solo gli si da occasione per farlo. Il  Servizio Civile è una grande occasione, lo è stata per me molti anni fa e lo è stata in questi 40 anni per decine di migliaia di ragazze e ragazzi che, alla fine del loro Servizio, si sono ritrovati un pò più consapevoli e quindi un pò più cittadini”.

Le conclusioni affidate a padre Alberto Remondini, presidente della Fondazione S. Ignazio e del Jesuit Social Network sono andate nella direzione di “rilanciare un’operazione culturale di cui oggi c’è assoluta necessità, perchè fare un’esperienza pianificata a priori non basta, bisogna mettere il ragazzo in situazioni che richiedono a lui una risposta, una presa di posizione, situazioni che risveglino quei meccanismi straordinari di senso che hanno i giovani: metterli a contatto con situazioni di bisogno deve essere finalizzato alla riflessione, non solamente fare delle giuste cose per risolvere questo o quel problema sociale, ma per innescare un cambiamento che è prima personale e poi culturale”. I presupposti per questo cambiamento ci sono tutti ed il Trentino potrà confermarsi come laboratorio innovativo anche in questo settore cruciale per il benessere di tutti i cittadini.

Ufficio Stampa Villa S. Ignazio

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