Gesuiti
Jesuit Social Network
Rete delle attività sociali promosse dalla Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
JSN Cultura e Formazione Trieste: diritti e partecipazione

Trieste: diritti e partecipazione

Diritti in Costruzione

Si è svolto mercoledì 30 gennaio presso il Centro Culturale Veritas di Trieste l’incontro dedicato alla presentazione del libro  Diritti in costruzione -Presupposti per una definizione efficace dei livelli essenziali di assistenza sociale (a cura di G. Costa SJ), contenente gli esiti di una ricerca sul tema promossa da Jesuit Social Network – Italia Onlus.

Numerosi i relatori intervenuti: p. Alberto Remondini, presidente di JSN; Annalisa Gualdani ed Emanele Polizzi, docenti universitari e autori di alcuni saggi presenti nel testo, Erica Mastrociani, presidente delle Acli triestine e Marco Aliotta responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e Risorse della Caritas diocesana di Trieste. Moderava l’incontro Carlo Beraldo della commissione culturale del Veritas.

La comunicazione iniziale di p. Remondini ha posto in evidenza la storia e le finalità  di  Jesuit Social Network quale rete nazionale collegata alla Compagnia di Gesù che dal 2004 coinvolge circa 40 realtà (compreso il Centro Veritas) che operano nel campo sociale (sia operativamente che dal lato culturale) e svolge la sua attività in diversi luoghi d’Italia e in vari settori di bisogno e di emergenza sociale a partire dalle situazioni di maggior fragilità e sofferenza. E’ stata sottolineata la difficoltà che molte iniziative di aiuto e prossimità stanno sperimentando a causa della drastica diminuzione delle risorse da parte delle pubbliche amministrazioni. La scelta, da parte di Jesuit Social Network di promuovere la ricerca Diritti in costruzione deriva dalla convinzione che  le opere debbano accompagnarsi da riflessioni e proposte finalizzate a migliorare i contesti sociali, normativi e istituzionali che influiscono direttamente sulle condizioni di vita della popolazione.

Sono quindi seguiti gli interventi di Annalisa Gualdani e di Emanuele Polizzi, co-autori. Annalisa, docente di diritto amministrativo presso l’Università di Siena,  ha ricostruito la “cronologia” dei livelli essenziali dal loro ingresso nella materia dell’assistenza sociale con la “legge quadro per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali”, n. 328/00. La riforma del Titolo V Cost. ha introdotto nella Carta Costituzionale l’art. 117, comma 2 , lett. m), in base al quale lo Stato ha legislazione esclusiva nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. L’autrice ha messo in rilievo le giustificazioni adottate per la non attuazione della disposizione costituzionale sui livelli essenziali. Tra esse, la difficoltà di una standardizzazione delle prestazioni individuate attraverso i livelli – difficilmente sostenibile poiché nel settore dell’assistenza sociale possano individuarsi un elenco di prestazioni imprescindibili, come accade in Sanità – e la penuria di risorse da destinare al sistema dei servizi sociali con un timore di non essere in grado (economicamente) di sostenerlo. Di fatto questa non attuazione sta comportando numerose conseguenze, rischiando di far fallire l’intento di creare un sistema uniforme di livelli di prestazioni su tutto il territorio nazionale e di rendere vana la previsione di ulteriori livelli regionali.

Polizzi, impegnato nel Dipartimento di Sociologia e della Ricerca sociale presso l’Università Bicocca di Milano, ha sottolineato come non sia sufficiente che i diritti sociali siano scritti in norme giuridiche: essi devono anche essere fruiti effettivamente dai cittadini nella pratica quotidiana del loro rapporto con le istituzioni locali deputate a garantirli. L’attuale fase storica del welfare vede in atto un restringimento di erogazione diretta da parte dell’ente pubblico, a favore di un maggiore coinvolgimento di organizzazioni private, profit e non profit. Allo stesso tempo le amministrazioni pubbliche si attribuiscono un prevalente ruolo di garanzia e di regia di sistemi locali di welfare. Questo muta il modo attraverso cui i diritti sociali, e nella fattispecie i livelli essenziali di assistenza sociale,  possono essere esigiti: le amministrazioni e le organizzazioni della società civile sono poste di fronte alla sfida di una sempre maggior compartecipazione nelle scelte e nella responsabilità nei confronti della cittadinanza.

A partire da questo scenario di cambiamento, Polizzi ha esaminato alcuni strumenti attualmente esistenti in Italia per l’advocacy, ovvero di difesa e protezione dei cittadini nell’esigibilità dei servizi sociali quali il Difensore civico, la Carta dei servizi, l’amministrazione di sostegno e di strumenti associativi, come i tavoli di partecipazione degli organismi del terzo settore nei Piani di Zona presenti anche sul territorio del Friuli Venezia Giulia.

Gli interventi di Mastrociani e Aliotta si sono soffermati sul legame tra il concetto di diritti sociali di cittadinanza  connessi alla definizione dei livelli essenziali di assistenza e la realtà sociale che, pure per l’esperienza data dall’impegno nelle rispettive organizzazioni, vede uno “scivolamento” sempre più accentuato di ampie fasce di popolazione verso condizioni di effettiva povertà:  ciò reclama profondi cambiamenti nel modello economico vigente, nella condizione e nell’approccio dei servizi alla persona e rispetto alle dimensioni culturali che devono animare  le comunità di vita (Mastrociani). Tali dimensioni e gli interventi realizzati dai servizi necessitano di una riqualificazione nei termini della valorizzazione di una prossimità solidale capace di accompagnare mediante positive relazioni le persone in difficoltà potenziando le pur fragili risorse che ogni persona possiede(Aliotta). Qualità dunque connessa a concreti aiuti, anche di  tipo economico, com’è stato nel passato con il reddito di base connesso a progetti di inclusione per la cittadinanza sperimentati nella “nostra” regione. Aliotta ha poi insistito sulla necessità di una rinnovata cultura partecipativa che superi approcci meramente burocratici e corporativi che spesso le organizzazioni pubbliche e sociali fanno propri nelle collaborazioni previste nelle pianificazioni locali integrate.

Un vivace dibattito ha quindi ulteriormente qualificato l’incontro e le sue conclusioni.

 

Carlo Beraldo – Centro Veritas

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