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JSN Povertà urbane Dormitorio di livello zero… unità di strada

Dormitorio di livello zero… unità di strada

Unità di strada

Iniziamo con questo articolo una presentazione del mondo dei “senza dimora”, attraverso alcuni resoconti delle attività della Associazione S. Marcellino di Genova[1].

-Arriviamo in un momento sbagliato?- Scherzo per stemperare la tensione tra Paola e la sua nuova vicina.

-Non arrivate mai in un momento sbagliato- Ci sorride Paola dimenticandosi momentaneamente della rumorosa lite e della vicina che, cogliendo l’occasione, si gira dall’altra parte, contro il muro, sistemandosi a grossi colpi il cuscino sotto la testa.

Paola è seduta sul suo solito materasso avvolta da torri di borse e mura di vestiti accartocciati. E scherza, come al solito ride e prova a farci ridere nonostante si avverta in sottofondo il malumore di quella serata. Luca le offre un caffè che accetta volentieri e cominciano a parlare della pensione di invalidità che, da tre anni, le dovrebbe arrivare da un momento all’altro. Io provo a rivolgermi all’altra signora, accucciandomi al suo fianco.

Anna mi stringe la mano e sorride. Con il passare dei minuti acquista tranquillità e fiducia e comincia a raccontarmi i motivi del litigio, le vicende che l’hanno portata, dopo diversi anni che dormiva in altre strade, proprio sotto quel portico e, infine, i motivi per i quali dopo tanti anni a lavorare nella cucina di un ristorante è finita a dormire per strada. Si commuove parlando del figlio e si inacidisce quando accenna ai fratelli.

Con il passare del tempo si faceva forte in me un’immagine bizzarra. San Marcellino ha dormitori di prima e seconda accoglienza e gradini successivi; è specializzato in lunghi percorsi di “risocializzazione”: e noi? Noi siamo il… “dormitorio di livello zero”! Il tetto, suo malgrado, lo mette a disposizione il comune grazie ai portici, ai pronti soccorsi e alle stazioni di Genova. C’è sempre più gente per strada che non trova posto in un dormitorio e c’è sempre più gente delusa dai dormitori che questo posto non lo cerca neanche. Ecco che il Pulmino trova una sua dimensione estremamente legata a bisogni reali.

Qualche sera fa eravamo seduti, io, Luca e un senza dimora, al tavolino del bar chiuso della stazione di Nervi. Chiacchieravamo del più e del meno con tre bicchieri grandi di caffè. Ad un certo punto si avvicinano due volontari nuovi di Sant’Egidio che, scambiando i nostri caffè per vino e notando probabilmente un clima particolarmente piacevole, offrono panini, merendine e cioccolatini a tutti e tre. Approfittando della ovvia fretta dei volontari (consegnare panini in tutta la città è un compito ugualmente difficile, ma che si differenzia molto dal nostro) abbiamo scherzato per qualche minuto rifiutando cortesemente, ma non svelando la nostra identità. Risalendo sul pulmino riflettevo sul nostro comportamento. Il gioco è stato particolarmente divertente perché probabilmente ha fatto un po’ il verso a quel rapporto tra pari verso il quale, soprattutto fuori dalle strutture, tendiamo. Pur senza mai, per ovvie ragioni di ruoli, raggiungerlo, la sola tendenza rende possibili rapporti più umani. L’apprendimento reciproco trova minori limitazioni e questa vicinanza, in un gioco di identificazione proiettiva, fa prendere qualcosa a loro di nostro e qualcosa a noi di loro.

Matteo Boschetti



[1] S. Marcellino è organizzato in 5 aree: Pronta Accoglienza, Alloggiamenti, Centro di Ascolto, Area Lavoro, Area Animazione. Mediante esse fornisce una quindicina di servizi differenziati e utilizza una ventina di diverse strutture per assistere circa 700 persone l’anno. L’articolo è relativo al lavoro dell’Unità di Strada.

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