Non serve essere virtuosi in consultorio per delle “relative poche ore” per infiammare positivamente il favorire la crescita di un individuo, di una coppia e del suo nucleo familiare o esprimere in “sintesi” lo stile del Centro La Famiglia o addirittura calarsi come per un “tempo di infusione” in quel tanto quanto basta empatico.

E’ opportuno invece dimostrare efficacemente e vivere pienamente questo stile di relazione anche fuori, soprattutto quando è più elevato e forte il sapore intenso di chi vuole motivare e migliorare la propria vita e quella dei suoi cari. In assenza di esso si rende necessario confermare fino al fondo del proprio cuore il perché di una scelta, il perché di un servizio e perché proprio nel Centro La Famiglia.

Si incontreranno e incroceranno vite umane dentro e fuori questo luogo. Avranno tutte la capacità di non essere anti-aderenti a questo stile? Passeranno vite da questa vita come quella di Emma Altieri. Potranno mai sapere che, come in una corsa a staffetta, il loro messaggio vive e continuerà a germogliare nel frattempo ….

Decidere di “fermare quei secondi” in cui si è incontrato lo “sguardo” di Emma è stato un atto di tenerezza nel presente. Uno slancio sul come comunicare il sevizio nel futuro; una sfida di tenacia logorante sempre da accogliere; una memoria da affrontare senza creare fibrosi cordoni ombelicale che soffocano; un ricordare il suo essere e vivere una precisa maniera di umiltà ignaziana.

E’ stato uno sguardo ed un invito a non bloccarsi davanti a formule di vite “spaiate di umanità”;  a non bloccarsi davanti a forme espressive cariche di latenti tecniche tendenti solo all’isolamento della solitudine dell’altro; a non bloccarsi davanti a legami che non hanno nulla se non il chiedere un subdolo attaccamento.

Se nessuno di noi ascoltandosi non risponde alle successive modificazioni del proprio vivere e al proprio modo di sentire l’invito ad educarsi e ad educare è perché non ha incontrato Emma.


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